Controllare il danno per ridurre i costi
Le compagnie e gli intermediari possono avere un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura del rischio: è importante che le aziende siano guidate nell’attuazione di forme di controllo e di prevenzione, e siano messe a conoscenza delle soluzione per il contenimento del danno in caso di sinistro
Il danno ambientale è stato il tema portante del secondo P. & C. Claims Technical focus, workshop dedicato a periti, associazioni e compagnie assicurative, organizzato il 30 marzo scorso a Milano da Lercari in collaborazione con lo studio legale Lexjus Sinacta, con il patrocinio di Anra. A introdurre i lavori, Giovanni Lercari, amministratore delegato di Lercari srl, e Anna Masutti, partner dello studio legale Ls Lexjus Sinacta. Alessandro De Felice, presidente di Anra, l’associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali, ha avviato il confronto spiegando come risk manager, compagnie e intermediari debbano collaborare nell’adozione di forme di prevenzione e mitigazione del rischio: “È necessario collaborare per evitare di arrivare al momento patologico della liquidazione, e in questo anche gli intermediari devono essere parte attiva” ha spiegato De Felice, “a volte invece si verifica che, per i rispettivi interessi di budget e di mercato, risk manager e compagnie tendano a sottostimare i rischi”.
La tecnologia a servizio dei periti
Introducendo il tema dei rischi ambientali, Gian Luigi Lercari, amministratore delegato del gruppo Lercari, ha presentato le possibilità offerte dalle tecnologie per supportare le operazioni peritali: “Gli strumenti che le tecnologie oggi ci mettono a disposizione permettono di gestire un sinistro tutelando gli interessi di tutte le parti coinvolte”. Video-perizia, droni da ricognizione, modelli 3D per il ripristino civile, sono alcuni esempi di sistemi innovativi che uniscono gli interessi di assicuratori e assicurati rispetto alla completa ricostruzione del sinistro e che possono essere utilizzati anche in fase di dibattito processuale.
La collaborazione riduce il danno
Dopo una presentazione del quadro normativo attuale fornita dall’avvocato Claudio Perrella dello studio legale LS Lexus Sinacta, Deborah Sola, Eil manager e, underwriting manager di Chubb, e l’avvocato Stefania Di Pasquale del gruppo Lercari, hanno analizzato alcune case history di sinistri ambientali con sversamento di liquidi, confrontandosi sui risvolti assicurativi e peritali di ognuno. “Al verificarsi di un danno ambientale di questo tipo, è fondamentale la tempestività, le 24 ore previste dalla norma possono essere troppe” ha detto Di Pasquale, “un intervento immediato è in questo caso molto più importante che in qualsiasi altro sinistro, in quanto il tempo incide sulla gravità del danno e appesantisce le azioni i cui costi ricadono sulla compagnia assicurativa”. In questo senso, Deborah Sola ha sottolineato la necessità di una stretta collaborazione tra le parti coinvolte: “È fondamentale che le aziende seguano un protocollo di gestione sinistri, e che questo includa un’ampia comunicazione tra tutti gli stakeholder, compresi gli enti pubblici interessati. Per una migliore efficacia nella rilevazione dei danni, può essere utile affiancare un consulente ambientale al perito, nel caso questi non abbia le particolari competenze tecniche necessarie nel danno ambientale”.
Aspetti pratici della gestione del sinistro ambientale
Gli aspetti concreti e le soluzioni per la messa in sicurezza dei dilavamenti conseguenti a spegnimenti di incendi, sono stati illustrati da Massimo Stucchi, comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Lodi, e da Matteo Bistoletti di Edam. Stucchi ha sottolineato le difficoltà connesse alla gestione di un incendio: “Si tratta di un evento che è soggetto a molte variabili che riguardano il luogo, le condizioni meteo, gli impianti e i materiali coinvolti, e anche il tipo di intervento di spegnimento. Questa molteplicità di aspetti incide sulla gravità del sinistro. Per questo, è importante che i parametri emersi dalle azioni di valutazione del rischio si trasformino in misure di prevenzione messe in atto dalle aziende: purtroppo anche le compagnie assicurative spesso si limitano a verificare l’autocertificazione aziendale e non richiedono misure di controllo aggiuntive”. Matteo Bistoletti ha illustrato l’importanza della messa in sicurezza delle acque di dilavamento e come una mancata gestione di questo aspetto incida sul rischio di business interruption: “Per un contenimento dei costi diretti e indiretti dell’inquinamento, le aziende dovrebbero sottoscrivere polizze ambientali e di business interruption, dotarsi di un business continuity plan e di una collaborazione con società che operano nell’intervento e nel ripristino post sinistro”. In chiusura, Francesca Belinghieri, responsabile dell’area logistica di Federchimica, ha presentato Set, il servizio di emergenza trasporti che coordina un network di enti e operatori interessati in caso di incidenti, in fase di trasporto su strada, ferrovia o via mare, con sversamento di sostanze chimiche. Su questo progetto Federchimica ha stilato un protocollo d’intesa con Cineas e Aipai, finalizzato alla diffusione della cultura della gestione di questo specifico rischio, alla selezione di squadre di emergenza e di periti sul territorio nazionale, e all’individuazione di procedure per la gestione della crisi e la valutazione del danno.
Maria Moro
Fonte: Insurance Trade 3 Aprile 2017
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