Gli oltre 260 partecipanti al convegno, “Gestire i rischi dal territorio al mondo virtuale”, organizzato a Milano da Insurance Connect e moderato da Maria Rosa Alaggio, direttore di questa testata, hanno potuto assistere a un’intensa giornata dedicata totalmente al mondo dei rischi: un evento ormai diventato un appuntamento fisso che coinvolge ogni anno aziende di svariati settori produttivi e ovviamente il mondo assicurativo nel suo complesso (compagnie, periti, intermediari, fondazioni e centri studi).
A differenza dell’anno scorso, forse solo il rischio rappresentato dalla condizione dell’economia si è in parte affievolito, grazie ai buoni dati e alle previsioni che appaiono più incoraggianti, persino per l’Europa. Per il resto, sembra che le minacce chiedano a tutti ancora più impegno. Tra le tavole rotonde e gli interventi, ampio spazio è stato dato soprattutto a tre ambiti: rischi climatici, cyber crime e terrorismo. Ci si è chiesti fino a che punto questi fenomeni possano essere compresi, e quanto le attività di prevenzione e gestione possano essere efficaci.
DRONI LETTORI E MUCCHE CONNESSE
Il convegno ha proposto, in apertura, un’analisi di diversi scenari che interessano le aziende, cercando d’individuare le iniziative in atto per comprendere il rischio e gestirlo. Alessandro De Felice, in qualità di presidente di Anra, ha aperto la giornata parlando della sfida principale della cosiddetta Industria 4.0: ovvero gestire i processi in totale autonomia, in un mondo che nel 2020 sarà popolato da 26 miliardi di device interconnessi in rete. Il tema non è più saper prendere le decisioni giuste, ma creare un framework in cui i processi siano automatici: non solo gestione del rischio ma anche prevenzione e controllo, da effettuarsi non più a valle della filiera, ma al livello della produzione.
Nel suo keynote speech, De Felice ha citato gli esempi di un mondo che cambia: l’utilizzo di droni che, nottetempo, leggono i codici a barre dei prodotti nei magazzini di stoccaggio, oppure le mandrie di mucche interconnesse per un controllo preventivo della qualità del latte. Non è pensabile, in questo contesto, che il settore assicurativo sia impermeabile alla velocità del cambiamento, perché altrimenti arriveranno altri player a fare le cose al posto suo.
STANDARDIZZAZIONE NEMICA DELL’INNOVAZIONE
L’innovazione nella gestione dei rischi nel settore assicurativo è stato il tema centrale della prima tavola rotonda che ha coinvolto Adolfo Bertani, il presidente di Cineas; Luca Franzi De Luca, numero uno di Aiba; Luigi Viganotti, presidente di Acb; Bruno Giuffré, managing partner di Dla Piper e Marco Giorgino, ordinario di gestione dei rischi finanziari presso il Politecnico di Milano. Secondo quest’ultimo, l’innovazione tra le compagnie può svilupparsi solo nel confronto con altri settori: il tema della tecnologia non riguarda solo gli investimenti, che pure le compagnie stanno facendo, ma la cultura d’impresa. Le competenze da ricercare hanno a che fare con l’uso delle informazioni: sono quindi di natura tecnica, e per questo la standardizzazione che sta interessando il settore è molto pericolosa.
Dal punto di vista dei broker, il mercato assicurativo ha sempre lamentato la carenza di interlocutori validi sotto il profilo della gestione dei rischi aziendali: ora che le imprese hanno invece più consapevolezza, il mercato tende alla standardizzazione. Ma dal lato giuridico, ha fatto notare Giuffré, la standardizzazione dei contratti non è un male in sé: a volte sembra che gli accordi assicurativi siano fatti per essere complicati, in un contesto in cui anche il contratto sta diventando una commodity.
IL PROGETTO DERRIS
Eppure i segnali positivi ci sono. Cineas ne ha elencati quattro: Casa Italia, un primo passo verso una gestione seria del rischio sismico da parte del governo in carica; l’Asvis, l’alleanza per lo sviluppo sostenibile, che fa parte dell’agenda 2030 dell’Onu; l’Ania, che ha cambiato la mission della sua fondazione, e infine il progetto Derris (Disaster risk reduction insurance) sui cambiamenti climatici.
Proprio su quest’ultimo è stata incentrata la seconda tavola rotonda, un approfondimento con i protagonisti del progetto. Derris è un’iniziativa che ha visto collaborare settore pubblico, privati e mondo della formazione. Aldo Blandino, responsabile tecnico dell’area ambiente del Comune di Torino; Marjorie Breyton, project manager di Derris del gruppo Unipol, ed Elisabetta Ferlini, direttore di Cineas, hanno spiegato come sia stato possibile fare partnership e offrire alle Pmi strumenti per prevenire e gestire meglio le emergenze legate ai cambiamenti climatici.
Quello di Torino è stato scelto come progetto pilota: l’obiettivo è l’esportazione dell’iniziativa in 10 città, per coinvolgere fino a 200 aziende. Derris prevede un piano di azione per le aziende cui sono dati formazione e strumenti per migliorare la gestione dei rischi e delle emergenze. Un progetto importante, e una grande sfida, che richiede un convinto supporto da parte della pubblica amministrazione e di tutti gli attori coinvolti.
CYBER CRIME NASCOSTO E TERRORISMO PALESE
Brutte notizie, invece, dal fronte del cyber crime. Un rischio che si acuisce ogni anno, e che sembra difficilmente arginabile con gli strumenti classici. Stimolati dalle domande di Maria Rosa Alaggio, ne hanno discusso Alvise Biffi, coordinatore per la cyber security di Assolombarda e vice presidente della piccola industria di Confindustria; Tomaso Mansutti, broker e ad della società omonima e Umberto Rapetto, già generale della Guardia di finanza, oggi cyber security advisor e pioniere nel contrasto al crimine informatico.
Il fishing nell’ultimo anno è incrementato di oltre 1000%, un dato difficile anche da pensare; le aziende italiane hanno speso oltre un miliardo di euro in sicurezza informatica (+5% anno su anno) ma di questo il 40% non è stato per scopi preventivi ma per riparare ai danni (spesso non riparabili) dopo un attacco subito. Ma questi dati, come noto, sono aleatori perché le aziende colpite sono reticenti a denunciare questi fatti per questione di reputazione: il cyber crime, nonostante i suoi numeri già elevati, è un fenomeno ancora nascosto.
Molto presente e palese, purtroppo, è invece il terrorismo. Negli ultimi anni, l’Europa ha scoperto un’escalation del fenomeno difficilmente ignorabile. Tuttavia, c’è davvero molta confusione intorno al problema: a livello comunicativo, ha sottolineato Barbara Lucini, ricercatrice presso il centro di ricerca sul terrorismo dell’Università Cattolica di Milano, è saltato il patto tra istituzioni e media, per cui le notizie che escono durante i momenti di crisi sono spesso incomplete e fuorvianti, e non riescono a restituire le sfumature e le differenze tra gli attacchi.
Manca quindi, anche in questo settore, un’analisi dei rischi approfondita, mentre i modi per gestirli, da parte delle aziende, sono ancora poco sofisticati, come hanno raccontato Marco Araldi, general manager di Marsh e Carlo Cosimi, head of insurance and risk financing di Saipem.
I MONDI A CONFRONTO E LA TERRA DI MEZZO
L’ultima tavola rotonda di una giornata intensa ha visto, come di consueto, assicuratori, gestori dei rischi, periti e aziende confrontarsi sulle cose concrete: richieste, necessità, problemi, successi. Il mondo dell’imprenditoria si rivolge a quello assicurativo palesando il proprio bisogno di protezione, ma quest’ultimo non sembra seguire adeguatamente l’evoluzione delle minacce.
Al tavolo si sono seduti Giorgio Basile, presidente di Isagro; Gabriella Fraire, responsabile dell’ufficio assicurazioni di Fiera Milano; Simone Parravicini, corporate Ict director del gruppo Fontana; Giovanni Pizzagalli, risk manager di Foppapedretti; Giorgio Curta dell’azienda familiare omonima; insieme a Nicola Cattabeni, il presidente di Ugari e Francesco Cincotti, il numero uno di Aipai.
Le esperienze, diverse per ogni azienda, andavano dalle fasi preliminari del rapporto con l’assicurazione fino alla gestione del sinistro: una certa delusione è trapelata per l’offerta (soprattutto sul cyber risk) e per la poca specializzazione, per esempio sul tema della logistica in una realtà complessa come Fiera Milano.
È emerso che una polizza prodotti è spesso un involucro vuoto che l’intermediario deve saper riempire facendo emergere le reali necessità di chi vuole sottoscriverla: in questi casi, l’esperienza dei periti potrebbe essere utile anche in fase assuntiva.
Come sempre, il convegno è stato reso possibile anche grazie all’aiuto degli sponsor, alcuni dei quali hanno presentato le proprie case history durante la giornata. Un ringraziamento per la presenza e il contributo va quindi a Cerved, intervenuta con Gabriele Antonelli; Vittorio Scala, country manager e rappresentante generale dei Lloyd’s per l’Italia; Stefano Sala, amministratore delegato del gruppo per; Chubb, intervenuta con Paolo Tassetti e Gian Luigi Lercari, amministratore delegato del gruppo Lercari. Grazie infine ad Acb, Qbe ed XL Catlin.
IL CONVEGNO SOCIAL CLUB
Il convegno è stato anche vissuto sui social network: molti sponsor e partecipanti hanno utilizzando l’hashtag, fatto foto e commentato. Ecco alcuni numeri:
Twitter: #Rischi2017
@InsuranceTrade: 30 tweet, 3.900 visualizzazioni, 69 interazioni (click o retweet), 14 nuovi follower acquisiti
@InsurancReview: 24 tweet, 3.800 visualizzazioni, 76 interazioni (click o retweet), 19 nuovi follower acquisiti
Facebook:
Insurance Connect: 18 post (video, foto, live), 3.998 visualizzazioni
LinkedIn:
4 post, 840 visualizzazioni, 8 volte “consigliato”, 14 click
Tutti i video del convegno e le presentazioni dei relatori saranno pubblicati nelle prossime settimane su www.insurancetrade.it, mentre sul numero di luglio di Insurance Review ci sarà un ampio resoconto di tutti gli interventi e delle tavole rotonde.
© RIPRODUZIONE RISERVATA – Autore: Fabrizio Aurilia
Fonte: http://www.insurancetrade.it/insurance/contenuti/chi_siamo/7008/come-controllare-i-rischi-reali-e-quelli-virtuali