Il danno ambientale è stato il tema centrale del secondo “P. & C. Claims Technical focus”, workshop che il 29 marzo scorso a Milano ha coinvolto periti, associazioni e compagnie assicurative.
L’appuntamento è stato organizzato da Lercari in collaborazione con lo studio legale Lexjus Sinacta e con il patrocinio di ANRA, il cui presidente Alessandro De Felice ha avviato il confronto spiegando come risk manager, compagnie e intermediari debbano cooperare nell’adozione di forme di prevenzione e mitigazione: “È necessario collaborare per evitare di arrivare al momento patologico della liquidazione.
A volte invece si verifica che, per i rispettivi interessi di budget e di mercato, risk manager e compagnie tendano a sottostimare i rischi”.
Nuove possibilità per supportare l’azione dei periti arrivano dall’innovazione tecnologica, come ha spiegato l’amministratore delegato del gruppo Lercari, Gian Luigi Lercari: “Gli strumenti che le tecnologie oggi ci mettono a disposizione permettono di gestire un sinistro tutelando gli interessi di tutte le parti coinvolte”.
Nel corso dei lavori, condotti dal dott. Giovanni Lercari, a.d. della società peritale Lercari s.r.l., Deborah Sola, il manager e underwriting manager di Chubb, e l’avvocato Stefania Di Pasquale del gruppo Lercari, hanno semplificato l’importanza delle fasi successive al sinistro tramite alcune case history. “Al verificarsi di un danno ambientale è fondamentale la tempestività, le 24 ore previste dalla norma possono essere troppe” ha detto Di Pasquale, “un intervento immediato è in questo caso molto più importante che in qualsiasi altro sinistro, in quanto il tempo incide sulla gravità del danno e appesantisce i costi per la compagnia assicurativa”.
In questo senso, Deborah Sola ha sottolineato la necessità di una stretta collaborazione tra le parti coinvolte: “È fondamentale che le aziende seguano un protocollo di gestione sinistri, e che questo includa un’ampia comunicazione tra tutti gli stakeholder, compresi gli enti pubblici interessati. Per una migliore efficacia nella rilevazione dei danni, può essere utile affiancare un consulente ambientale al perito, nel caso questi non abbia le particolari competenze tecniche necessarie”.
Nella gestione di un incendio vanno considerati aspetti molteplici, come la messa in sicurezza dei dilavamenti conseguenti.
Massimo Stucchi, comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Lodi, e Matteo Bistoletti di Edam, hanno contribuito con la loro esperienza: “Si tratta di un evento che è soggetto a molte variabili che riguardano il luogo, le condizioni meteo, gli impianti e i materiali coinvolti, e anche il tipo di intervento di spegnimento. Questa molteplicità di aspetti incide sulla gravità del sinistro. Per questo, è importante che i parametri emersi dalle azioni di valutazione del rischio si trasformino in misure di prevenzione messe in atto dalle aziende: purtroppo anche le compagnie assicurative spesso si limitano a verificare l’autocertificazione e non richiedono misure di controllo aggiuntive”. Matteo Bistoletti ha ricordato il rischio di business interruption: “Per un contenimento dei costi diretti e indiretti dell’inquinamento, le aziende dovrebbero sottoscrivere polizze ambientali e di business interruption e dotarsi di un business continuity plan”. La chiusura è stata affidata a Francesca Belinghieri, responsabile dell’area logistica di Federchimica, ente che ha stilato un protocollo d’intesa con Cineas e Aipai finalizzato alla diffusione della cultura della gestione di questo specifico rischio, alla selezione di squadre di emergenza e periti sul territorio nazionale, e all’individuazione di procedure per la gestione della crisi e la valutazione del danno.
Maria Moro