Vigili del fuoco: cosa cambia nel mondo dell’emergenza ai tempi del Covid19?

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La nostra intervista all’Ing. Edoardo Cavalieri d’Oro del Ministero dell’Interno, Dipartimento. VV.FF., Direttore del Nucleo NBCRE presso il Comando Provinciale di Milano.

Il Vigile del Fuoco: professionista ad altissima specializzazione cui sono richieste doti speciali per situazioni speciali

I “vigiles”, così venivano chiamati ai tempi  dell’Imperatore Augusto, che ne istituì la formazione nell’antica Roma, erano un corpo dedicato alla  vigilanza  delle strade  per  proteggere la Capitale dell’Impero dagli incendi che, a causa dell’abbondante uso di strutture in legno cui si ricorreva all’epoca associato a quello di fiamme libere per i più disparati usi, non erano evenienza così remota.

Sono passati ormai più di duemila anni ma ancora oggi il  “pompiere”, e non solo nell’immaginario collettivo,  rappresenta un professionista ad altissima specializzazione, cui sono richieste non soltanto doti umane quali passione, abnegazione, altruismo, ma anche un livello di conoscenza e specializzazione in svariati settori relativi alla sicurezza che lo hanno ormai accreditato come uno dei principali operatori cui compete, come priorità assoluta,  la tutela della vita umana, e a seguire quella della sicurezza in senso lato dell’intero territorio e delle strutture pubbliche e private che vi si trovano.

Il Corpo più amato dagli italiani, in prima linea nella prioritaria difesa delle vite umane

Una professionalità ed una altissima dote di coraggio e altruismo – che i Vigili del fuoco dimostrano quotidianamente nei loro più svariati interventi, da quelli di primo soccorso per le calamità naturali, e più in generale ad ogni intervento di protezione civile (e anche di difesa civile proprio nel caso dell’NBCR che interviene per esempio sia in caso di attacco biologico, si pensi alle buste antrace, che nel caso di evento naturale e accidentale, si pensi alla attuale pandemia). Sono sempre loro i primi ad esserci ed a vivere in prima persona le gestione del rischio e delle emergenze ad esso connesse, che ne hanno fatto uno dei corpi dello Stato più amati ed apprezzati.

Non c’è dubbio che la pandemia abbia messo a dura prova questo storico Corpo, che ha dovuto  confrontarsi con scenari in precedenza solo remotamente ipotizzati, spesso in relazione ad evenienze completamente diverse rispetto a quelle che ha colpito – fra gli altri – il nostro Paese proprio a partire dal cosiddetto caso 0  verificatosi proprio in Lombardia.

Che impatto ha avuto la pandemia sulla loro gestione ? Quali misure sono state implementate e quali le lesson learned delle quali poter far tesoro per la gestione del rischio in futuro? Lo abbiamo chiesto, nella nostra intervista, all’Ing. Edoardo Cavalieri d’Oro del Ministero dell’Interno, Dipartimento. VV.FF., Direttore del Nucleo NBCRE presso il Comando Provinciale di Milano.

La riconfigurazione organizzativa per la gestione della nuova emergenza

Ingegnere il Comando di Milano si è trovato in prima linea nella gestione dell’emergenza che ha colpito il nostro Paese, proprio a partire dalla Lombardia e l’area metropolitana di Milano. In che direzione sono evolute le tipologie di intervento ed in che modo avete riconfigurato le Vostre modalità operative?

Va ricordato, prima di tutto, che il lockdown ha comportato un brusco rallentamento delle attività lavorative e la caduta verticale della mobilità privata per cui gli interventi  di soccorso sono passati, salvo alcune eccezioni,  da quelli verificatisi in concomitanza con le attività produttive e la circolazione degli individui (incendi di siti artigianali e industriali, incidenti stradali) ad attività massiva di supporto al sistema sanitario regionale di emergenza (AREU) sia per il soccorso a persone in difficoltà all’interno delle proprie abitazioni nelle quali si erano confinate, sia per la sanificazione di aree strategiche. In alcuni casi l’attività dei VV.FF è consistita in azione di supporto al 118 per coadiuvare le operazioni di trasporto  di pazienti (sino in alcuni casi all’ausilio dell’ autoscala dalla loro abitazione consentire il loro trasporto in Ospedale).

Abbiamo dovuto operare una riconfigurazione organizzativa della nostra operatività:

  • le squadre di soccorso sono state ripartite fra turni di 24 ore, anziché di 12 ore, al fine di ridurre le possibilità di contagio fra colleghi di turni diversi, e cioè, tra le altre cose, irrobustendo il concetto per cui componenti di una squadra operativa vengano meno a contatto con squadre di altri turni e riducendo le occasioni di “transito nella società civile”;
  • gli equipaggi, a causa del limitato spazio in cabina di alcuni carri soccorso e la materiale impossibilità di garantire il dovuto distanziamento, hanno dovuto venir ripartiti su due mezzi separati;
  • il distanziamento, sempre in un’ottica di continuità del servizio, ha dovuto esser garantito aumentando le distanze di sicurezza per quella consistente parte di vigili (circa il 10% nella sede di Milano) che, essendo residente fuori sede, è alloggiato in caserma e per la quale è stata realizzata una “mini cittadella della salute” composta da container abitativi attrezzati all’interno del Comando di Via Messina per ricreare le condizioni richieste dal cosiddetto isolamento fiduciario;
  • è stata modificata la dotazione base delle squadre, in funzione della prevalente nuova tipologia di intervento ( Il Vigile del Fuoco di norma è già auto schermato per la respirazione, ma bisogna pensare agli occhi, alla sanificazione dei DPI, a garantire la svestizione in condizioni di sicurezza, e alla sovrapposizione del rischio biologico al rischio affrontato durante un intervento, per esempio il fuoco).

Un approccio multidisciplinare per ripensare alle modalità di pubblico soccorso nell’area più colpita del Paese nella prima fase

Quindi avete dovuto ripensare, per il pubblico soccorso, quello che nel privato viene definito Business Continuity Plan ? In particolare quali attività a Milano rispetto al resto di Italia?

Certamente, con l’avvertenza che, nel nostro caso, non si tratta solo di garantire la continuità del servizio ma farlo anche in modo di preservare la salute dei nostri uomini e del cittadino, al duplice fine di garantire la loro integrità fisica e la possibilità che possano continuare ad intervenire in futuro senza sguarnire la composizione delle squadre.

Abbiamo dovuto riformulare le nostre check list, attraverso un approccio multidisciplinare, utilizzando in parte i worst case scenarios, che avevamo simulato per EXPO 2015 in  caso di attacco terroristico biologico con antrace, con la differenza che tale minaccia biologica risulta, almeno in fase iniziale, localizzata rispetto ad un virus – quale Covid 19 – che invece oramai in questa fase diffuso anche se a rischio più basso, di circa “due volte”.

E’ stata istituita un task force centrale di monitoraggio in costante contatto con le squadre, in modo di analizzare, sin dalla loro prima attivazione e già in itinere e preventivamente, le caratteristiche del sito di intervento: non solo le abituali caratteristiche logistiche del luogo, ma anche il suo eventuale affollamento, il livello di ventilazione e di potenziale contaminazione, gli accessi alternativi e isolamento, per garantire la sicurezza degli operatori.

Il Laboratorio Diagnostico Biologico Mobile, in dotazione al Nucleo NBCR realizzato presso il Comando Provinciale di Milano

Secondo Lei, quindi, le misure straordinarie adottate dal Corpo al fine di garantire la continuità del servizio con criteri di sicurezza e tutela degli operatori  in concomitanza con la Pandemia Covid potranno  rappresentare  delle best practices mutuabili, a livello nazionale– a maggior ragione – in presenza dell’ormai conclamata seconda e più generalizzata ondata?

Non c’è dubbio, e nel caso di Milano potremmo citare il dispositivo di risposta di analisi del SARS-COV-2, realizzato – a tempi di record – all’interno di container  collocati  in un’area isolata del Comando Provinciale via Messina; un vero e proprio Laboratorio Diagnostico Biologico Mobile, in dotazione  proprio al Nucleo NBCR, acronimo di Nucleare, Biologico, Chimico, Radiologico.  

Questo laboratorio, a suo tempo realizzato per la scoperta di agenti biologici usati a scopo di terrorismo in occasione di EXPO 2015,  è stato riconvertito a tempi di record, grazie anche all’integrazione di competenze  di Microbiologia messe a disposizione dagli specialisti dell’ospedale Sacco di Milano, in modo da processare in tempi rapidissimi i tamponi per il Covid-19, riservati a chi indossa una divisa e quindi non solo ai Vigili del Fuoco ma anche a Questura, Prefettura, agenti della Polizia (anche Penitenziaria e Giudiziaria), Guardia di Finanza  con l’utilizzo di attrezzature di ultimissima generazione.

In questi container è stata – di fatto – riprodotta in miniatura, o per meglio dire in scala ridotta, e con tutte le cautele del caso, la filiera produttiva di un laboratorio di microbiologia.

 A questo si aggiungono i modelli di tracking epidemiologico e di monitoraggio della salute del personale eseguito dalla nostra task force, eseguito in tempo reale e finalizzato alla identificazione di possibili casi Covid, e dei cosiddetti contatti stretti. Allo stesso modo il modello logistico e di distribuzione, tramite KIT precostituiti dei DPI necessari a proteggersi dal rischio biologico, pure ideato e messo a punto dalla nostra task force.

Un “Piano B” per gestire il rischio di fuori stock dei D.P.I.

Inoltre, come probabilmente molti ricorderanno , all’inizio della pandemia,  le dotazioni di D.P.I.  (quotidianamente utilizzate in svariate decine di migliaia di pezzi) si temeva potessero essere destinate ad esaurirsi in brevissimo tempo, con gravissimo rischio di andare fuori stock a causa delle difficoltà di nuovi approvvigionamenti a causa della corsa all’accaparramento di tali dispositivi.

Per tale motivo abbiamo implementato una sorta di “Piano B” nel caso di una non prevista disconnessione degli apparati di protezione alle vie respiratorie di tipo monouso (i.e. le mascherine semifacciali FFP2 e FFP3). Attraverso studi condotti in collaborazione con il Politecnico, il nostro Laboratorio Biologico e altri laboratori ed alcune aziende, abbiamo ovviato al rischio di fuori stock mettendo a punto un sistema di sanitizzazione e rigenerazione di tali dispositivi che siamo prossimi a pubblicare.

Le lesson learned ed il valore aggiunto delle best practice maturate nel corso della pandemia in prospettiva futura

Il valore aggiunto delle esperienze così maturate potrà  risultare fondamentale importanza  per lo sviluppo di  scenari operativi finalizzati al monitoraggio della sicurezza industriale e prevenzione di minacce specifiche anche in futuro, ad esempio in vista  dell’organizzazione di una manifestazione così complessa quale le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026 – Lombardia e Veneto – che si svolgeranno in aree con il  più elevato tasso di industrializzazione d’Europa, circostanza che pone all’attenzione del sistema di sicurezza aspetti peculiari di organizzazione, che coinvolgono attori e player locali pubblici e privati così come l’importante ruolo formativo svolto dal Corpo verso le nuove generazioni ed il mondo Civile in funzione preventiva e di gestione del rischio, conclude l’Ing. Cavalieri d’Oro che è stato fra i protagonisti della Round Table “La gestione sinistri aziendali ai tempi di Covid19, testimonianze, lesson learned e prospettive per il futuro” svoltasi martedì 24 novembre 2020, organizzata da Gruppo Lercari in collaborazione con ANRA.